mercoledì 15 aprile 2009

Le mie missioni...parte quinta

Ebbene sì ho fatto passare parecchi mesi dall'ultima puntata anche se avevo promesso di non farlo!!!!

Sono andata a rileggere cosa ho raccontato nel post precedente solamente per non ripetermi ed ora altri avvenimenti mi vengono in mente.

La casa della missione, la prima, era circondata da un piccolo giardino curato da Gheorghis un vecchietto dell'età di circa 200 anni tanto appariva anziano e cadente.

I suoi due figli lavoravano da noi come camerieri, ma la sua era una "dinastia" di camerieri che prestavano servizio presso le case di altri italiani, per lo più dipendenti dell'ambasciata e, a modo loro, masticavano un po' di italiano misto ad arabo.

Un giorno arrivò Just, chiamato così per abbreviarne il nome, ma il nome completo sarebbe stato Just Arrived.

Infatti costui, che poi era un delizioso cucciolo di cane giallo, come quasi tutti i cani iraqueni, credo fosse stato messo di proposito nel nostro giardino seguito a ruota da un altro che, malati come eravamo di nostalgia, fu subito battezzato Valentino, sicuramente fratello dell'altro.

Ma era una Valentina.

Furono accuditi clandestinamente, considerando l'avversione del nostro capo per i cani (quelli che circolavano vicino allo scavo erano veramente pericolosi) e arrivato il momento del rientro si prospettò il problema delle vaccinazioni e di tutte le rognosissime pratiche relative per il trasporto aereo.

E perché????

Perché un'archeologa che stravedeva per gli animali aveva deciso non solo che se li sarebbe portati in Italia ma che IO, che tanto stavo a casa, potevo interessarmene.

Non so ancora come riuscii a fare tutto, ma il nostro fido Gibrail, uno dei figli di Gheorghis, mi accompagnò presso un centro veterinario per le pratiche relative.

Di quel centro ricordo solo un medico veterinario (spero vivamente che lo fosse) con il braccio infilato fino all'ascella nella parte posteriore di una mucca......

Poi recuperai una cassetta vuota di Blak and White che fu il "trasportino" destinato ad accogliere due cuccioli verso il loro dorato destino italiano.

Poi fu la volta di Mau Mau una sdegnosa gatta che girava sempre nel cortile.

Sdegnosa perché non si lasciava avvicinare ma che gradiva i nostri avanzi.

Ad un certo punto cominciò a lievitare per cui tutti eravamo ansiosi di assistere al lieto evento.

Non so come si infilò in camera mia e, approfittando dell'anta aperta di un armadio, si posizionò sulla mia biancheria e LI' le si ruppero le acque.

Non paga di ciò venne a partorire sotto il mio letto per cui passai tutta la notte a vedere cosa combinava......nel caso potessi essere utile in qualche modo.

Anche lei fu una clandestina questa volta alloggiata con i suoi deliziosi 4 cuccioli nella sala dei disegnatori.

Le portavo da mangiare (si degnava di accettare) ed intanto contemplavo i piccoli che crescevano a vista d'occhio.....

Un giorno al mio rientro a casa, probabilmente ero andata al suq, salendo le scale che portavano al mio gabinetto fotografico vidi il primo cucciolo morto ed ad uno ad uno dislocati sulle scale anche tutti gli altri.

In casa era stato intrappolato il maschio che li aveva uccisi per poter disporre della madre, e non riuscendo a trovare una via di fuga era diventato veramente pericoloso.

Per fortuna c'era un traduttore di caratteri cuneiformi alto 2 metri che lo affrontò tenendo in una mano il coperchio del bidone delle immondizie a mo' di scudo e nell'altra un tubo di cartone destinato a contenere dei disegni come se fosse stata una spada.

Il gatto valutando l'altezza dell'avversario, si era posizionato sul mobile più alto per attaccarlo ma per fortuna fu messo in fuga.

Sono passati veramente tanti anni ma il ricordo di quei corpicini straziati è ancora vivido nella mia memoria.

La nostra vita sociale non era molto attiva ma soprattutto era noiosa.

Ricordo ancora quei ricevimenti presso l'ambasciata ambasciata che aveva stufato veramente tutti tant'è vero che un anno mio rifiutai di portare abiti da sera per avere la scusa di non parteciparvi.

La nostra vita trascorreva tranquilla: ognuno faceva il suo lavoro e ce n' era veramente tanto e quindi a parte qualche gita nei dintorni, opportunamente organizzata con i vari permessi della Soprintendenza iraquena, non succedeva nulla di eclatante.

Solo un anno ci fu un problema abbastanza grave che ci toccò abbastanza da vicino.

Un carico di grano da semina trattato al mercurio (per preservarlo dalla marcescenza) e destinato alla semina era stato inviato al popolo iraqueno dagli Stati Uniti che allora erano un stato amico di Saddam .

Il guaio fu rappresentato dal fatto che ad un certo punto questo grano ( per ignoranza e mancanza di informazione) fu dato in pasto alle galline ed altri animali di casa che puntualmente morirono alcuni furono furono gettati nel fiume inquinandolo e causando la moria anche dei pesci ed altri mangiati.

Il nostro cuoco non sapeva più cosa portare in tavola e il ricordo dei bei pranzetti che ci preparava era ricorrente al confronto di quello che riusciva a cucinare!!

Ma questo era il meno rispetto a quello che era capitato a coloro i quali avevano mangiato gli animali avvelenati!!!

Verso la fine degli anni 60 anche la vita della nostra missione fu turbata (è un gentile eufemismo) dalla presenza di un membro arrivato in qualità di esperto e di cui non posso dire nulla di più in quanto è ancora vivente, che seminò zizzania ovunque gli capitasse di passare.

In qualunque ambiente basta una sola di queste persone per rendere difficile la convivenza......